Questo è il giorno di Cristo Signore: alleluia, alleluia
Lectio divina su Gv 20,1-9
Invocare
O Padre, che in questo giorno, per mezzo del tuo unico Figlio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, di essere rinnovati nel tuo Spirito, per rinascere nella luce del Signore risorto. Amen.
Leggere
1 Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. 2 Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». 3 Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. 4 Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 5 Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. 6 Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, 7 e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. 8 Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 9 Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
– Fermiamoci in silenzio, lasciamo che la Parola entri in noi ed illumini la nostra vita.
Capire
Il cap. 20 del vangelo di Giovanni (è l’ultimo capitolo, poiché il 21° è stato aggiunto in un secondo momento in una successiva redazione) contiene l’episodio della tomba vuota e tre apparizioni: la prima a Maria di Magdala (20,11-18); la seconda ai discepoli senza Tommaso (20,19-23); la terza ai discepoli con Tommaso (20,24-29).
Il capitolo, poi, si conclude con una breve appendice (20,30-31) con la quale l’evangelista ci informa sia delle modalità con cui il vangelo è stato scritto che delle sue finalità.
Nessuno dei quattro evangelisti descrive il fatto in sé della risurrezione perché nessuno vi assistette personalmente. Comunque i vangeli e 1 Cor 15, 4-7 rendono testimonianza al fatto della risurrezione affermando che la domenica mattina la tomba fu trovata vuota e che il Cristo risorto apparve ai suoi discepoli.
I racconti pasquali contengono un grande movimento attorno all’evento. La scoperta del sepolcro vuoto e dell’incontro con il Risorto, la varietà dei personaggi implicati e dei percorsi con cui arrivano a credere.
Questo movimento serve al nostro credo, per illustrare le nostre condizioni di accesso alla fede pasquale.
Dopo la risurrezione gli apostoli cominciano a comprendere, anche se in maniera confusa, ciò che le Scritture avevano profetizzato intorno al Cristo e ciò che Gesù stesso aveva loro detto di sé.
Secondo il racconto di Giovarmi, Maria di Magdala è la prima a scoprire il sepolcro vuoto e ad avvertire gli apostoli. Di lei l’Evangelista trascrive solo il movimento fisico e psicologico di una donna fedele, la Maddalena, e quello quasi solo fisico di due discepoli, che poi rientrano a casa (Gv 20,1-9).
La tomba è vuota ed è iniziata la corsa della fede!
Il capitolo, poi, si conclude con una breve appendice (20,30-31) con la quale l’evangelista ci informa sia delle modalità con cui il vangelo è stato scritto che delle sue finalità.
Nessuno dei quattro evangelisti descrive il fatto in sé della risurrezione perché nessuno vi assistette personalmente. Comunque i vangeli e 1 Cor 15, 4-7 rendono testimonianza al fatto della risurrezione affermando che la domenica mattina la tomba fu trovata vuota e che il Cristo risorto apparve ai suoi discepoli.
I racconti pasquali contengono un grande movimento attorno all’evento. La scoperta del sepolcro vuoto e dell’incontro con il Risorto, la varietà dei personaggi implicati e dei percorsi con cui arrivano a credere.
Questo movimento serve al nostro credo, per illustrare le nostre condizioni di accesso alla fede pasquale.
Dopo la risurrezione gli apostoli cominciano a comprendere, anche se in maniera confusa, ciò che le Scritture avevano profetizzato intorno al Cristo e ciò che Gesù stesso aveva loro detto di sé.
Secondo il racconto di Giovarmi, Maria di Magdala è la prima a scoprire il sepolcro vuoto e ad avvertire gli apostoli. Di lei l’Evangelista trascrive solo il movimento fisico e psicologico di una donna fedele, la Maddalena, e quello quasi solo fisico di due discepoli, che poi rientrano a casa (Gv 20,1-9).
La tomba è vuota ed è iniziata la corsa della fede!
Meditare
v. 1: “Il primo giorno della settimana”. Nel contesto pasquale, l’espressione “il primo giorno” suggerisce che è iniziato per il mondo un giorno nuovo. Ci sta anche un richiamo a quel “primo giorno” in cui le comunità cristiane si riunivano per celebrare la cena del Signore e la sua risurrezione, come ci ricorda At 20,7.
Ci sta anche un chiaro richiamo al quel “principio”, a quel “primo giorno” della creazione quando si apre l’atto creativo di Dio: la luce (Gen 1,3).
La risurrezione di Gesù costituisce l’inizio di una nuova “settimana” creativa, da cui defluisce una nuova luce, quella del Cristo risorto, che illumina nuovamente la creazione e l’intera storia dell’uomo orientandole verso Dio.
“Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio”. Giovanni modifica la nota dei sinottici sull’ora: non dopo l’alba (come Marco) né all’aurora (come Luca), ma quando la notte non è ancora terminata. Il greco usa qui il termine skotìa (la tenebra), tipico del linguaggio giovanneo. L’annotazione suggerisce la fretta di Maria nell’andare alla tomba, ma lascia anche intendere la portata simbolica della tenebra.
Ci sta anche un chiaro richiamo al quel “principio”, a quel “primo giorno” della creazione quando si apre l’atto creativo di Dio: la luce (Gen 1,3).
La risurrezione di Gesù costituisce l’inizio di una nuova “settimana” creativa, da cui defluisce una nuova luce, quella del Cristo risorto, che illumina nuovamente la creazione e l’intera storia dell’uomo orientandole verso Dio.
“Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio”. Giovanni modifica la nota dei sinottici sull’ora: non dopo l’alba (come Marco) né all’aurora (come Luca), ma quando la notte non è ancora terminata. Il greco usa qui il termine skotìa (la tenebra), tipico del linguaggio giovanneo. L’annotazione suggerisce la fretta di Maria nell’andare alla tomba, ma lascia anche intendere la portata simbolica della tenebra.
E’ ancora buio: il mattino di Pasqua si presenta come un mattino pieno di incertezze. La Parola tanto annunciata non è chiara. Solo una donna ha la percezione del mattino, della luce di Pasqua: esce quando era ancora buio.
Nel Vangelo di Giovanni, il tema della luce è importante. Maria di Magdala coglie nella sua vita la Luce e la vive. Questo particolare le fa vincere anche le tenebre. La Parola le fa precedere l’aurora. C’è l’ansia dell’incontro come tra innamorati, che precede il mattino di Pasqua.
A volte, il legame con il Signore è un legame al buio, nel quale la sua presenza è una presenza assente. La fede è vivere questo legame personale con il Signore anche al buio.
Non esiste la rassegnazione, esiste una Parola di vita, di Luce che rischiara le tenebre (Sal 17,29).
“vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro”. Gli evangelisti sono concordi nel far notare, anche se ciascuno in modo proprio, il “segno” della pietra rimossa.
Questa parte di versetto, ha il suo movimento raccolto in due verbi: vedere e togliere, due verbi che ci richiamano alle prime pagine del Vangelo, un richiamo al precursore di Cristo. Il verbo vedere qui è tradotto con “scorgere” (blèpein – blepo), come quando il Battista scorge Gesù (Gv 1,29). Dire scorgere non ci fa andare oltre. C’è una fede che non è pronta a comprendere quanto sta davanti. infatti, era ancora buio.
Nel Vangelo di Giovanni, il tema della luce è importante. Maria di Magdala coglie nella sua vita la Luce e la vive. Questo particolare le fa vincere anche le tenebre. La Parola le fa precedere l’aurora. C’è l’ansia dell’incontro come tra innamorati, che precede il mattino di Pasqua.
A volte, il legame con il Signore è un legame al buio, nel quale la sua presenza è una presenza assente. La fede è vivere questo legame personale con il Signore anche al buio.
Non esiste la rassegnazione, esiste una Parola di vita, di Luce che rischiara le tenebre (Sal 17,29).
“vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro”. Gli evangelisti sono concordi nel far notare, anche se ciascuno in modo proprio, il “segno” della pietra rimossa.
Questa parte di versetto, ha il suo movimento raccolto in due verbi: vedere e togliere, due verbi che ci richiamano alle prime pagine del Vangelo, un richiamo al precursore di Cristo. Il verbo vedere qui è tradotto con “scorgere” (blèpein – blepo), come quando il Battista scorge Gesù (Gv 1,29). Dire scorgere non ci fa andare oltre. C’è una fede che non è pronta a comprendere quanto sta davanti. infatti, era ancora buio.
L’altro verbo usato è “togliere” che ci rimanda a Gv 1, 29: “l’Agnello di Dio, Colui che toglie il peccato del mondo” indicato dal Battista. Forse l’evangelista vuole richiamare il fatto che questa pietra “tolta”, sbalzata via dal sepolcro è il segno materiale che la morte e il peccato sono stati “tolti” dalla resurrezione. Un segno che fa riflettere. La pietra tolta non presenta più la prova che ci inchioda nella colpevolezza. Non ci sta prova del nostro misfatto.
Anche questo verbo ha lo stesso significato del precedente, ma con un invito a leggere in quella pietra tolta l’intervento di Dio, un intervento talmente potente che non si esaurisce nell’istante in cui si compie, ma perdura nel tempo, cioè sempre.
Anche questo verbo ha lo stesso significato del precedente, ma con un invito a leggere in quella pietra tolta l’intervento di Dio, un intervento talmente potente che non si esaurisce nell’istante in cui si compie, ma perdura nel tempo, cioè sempre.
v. 2: “Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo”. Qui inizia la corsa della fede, una fede confusa.
L’indicazione di due uomini per testimoniare la verità del sepolcro vuoto, risponde alle esigenze del diritto ebraico secondo il quale per la validità di una testimonianza devono essere almeno due i testimoni oculari (Dt 19,15; Mt 18,16; 2Cor 13,1ss).
Nei gesti di Maria, che corre da Simon Pietro e da Giovanni e riferisce ciò che ha visto, si coglie come lo smarrimento di coloro a cui viene a mancare il rapporto con il Signore sia una condizione da vivere nella chiesa. Coloro infatti la cui vita è spesso una vita al buio devono poter sentire la necessità di condividere con la chiesa la vicenda della loro fede. Il plurale utilizzato incarna tutta la vicenda della chiesa dei poveri, di una chiesa che cammina al buio, che ha perso di vista il Signore, ma non ha perso di vista il legame con lui.
La chiesa di Pietro, la chiesa di Giovanni non è la chiesa che si è alzata di buon mattino; è una chiesa animata dalla fede nel momento in cui prende atto della risurrezione, ma non è la chiesa dei poveri, che si incarna in Maria di Magdala.
L’indicazione di due uomini per testimoniare la verità del sepolcro vuoto, risponde alle esigenze del diritto ebraico secondo il quale per la validità di una testimonianza devono essere almeno due i testimoni oculari (Dt 19,15; Mt 18,16; 2Cor 13,1ss).
Nei gesti di Maria, che corre da Simon Pietro e da Giovanni e riferisce ciò che ha visto, si coglie come lo smarrimento di coloro a cui viene a mancare il rapporto con il Signore sia una condizione da vivere nella chiesa. Coloro infatti la cui vita è spesso una vita al buio devono poter sentire la necessità di condividere con la chiesa la vicenda della loro fede. Il plurale utilizzato incarna tutta la vicenda della chiesa dei poveri, di una chiesa che cammina al buio, che ha perso di vista il Signore, ma non ha perso di vista il legame con lui.
La chiesa di Pietro, la chiesa di Giovanni non è la chiesa che si è alzata di buon mattino; è una chiesa animata dalla fede nel momento in cui prende atto della risurrezione, ma non è la chiesa dei poveri, che si incarna in Maria di Magdala.
“quello che Gesù amava”. Se la tradizione identifica questo discepolo con Giovanni, egli rimane però nel quarto vangelo senza nome, qualificato solo dall’amore di Gesù per lui. Egli è il modello del credente che conosce l’amore di Gesù, che si lascia amare dal Signore senza scandalizzarsi della debolezza della sua passione. Per questo lo segue fin sotto la croce, senza rinnegarlo e sarà il primo a riconoscere il mistero della risurrezione.
“Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!”. Anche se la fede di Maria di Magdala è al buio, la sua fede in Dio, in Cristo è viva. Le parole usate sono: “Signore”; non solo Gesù, ma il Kyrios. Per Maria Gesù, anche se morto, è il Kyrios, cioè il Dio della gloria e perciò immortale.
Quel “non sappiamo”, poi, indica l’impotenza umana di fronte al mistero di Dio; esprime tutta la fragilità del sapere umano di fronte alle cose che vengono dall’Alto, che soltanto l’intelligenza di Dio, cioè il dono del suo Spirito, può rendere comprensibili.
In questo brano, Maria di Magdala è descritta come la donna ‘innamorata’ del Cantico, che va in cerca del suo Diletto e, dopo varie peripezie e avventurose ricerche, finalmente lo trova e lo stringe a sé.
Quel “non sappiamo”, poi, indica l’impotenza umana di fronte al mistero di Dio; esprime tutta la fragilità del sapere umano di fronte alle cose che vengono dall’Alto, che soltanto l’intelligenza di Dio, cioè il dono del suo Spirito, può rendere comprensibili.
In questo brano, Maria di Magdala è descritta come la donna ‘innamorata’ del Cantico, che va in cerca del suo Diletto e, dopo varie peripezie e avventurose ricerche, finalmente lo trova e lo stringe a sé.
v. 3: “Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro”. L’annuncio scuote i discepoli e inizia il “movimento”, inizia un cammino interiore verso la Luce.
Il versetto indica la meta del cammino il sepolcro: un luogo di morte. Il cammino verso la Luce non è ancora aperto: c’è il buio della morte.
v. 4: “Correvano insieme tutti e due”. C’è qui l’ansia inquieta di una chiesa nascente. In questa chiesa nascente, c’è chi corre più forte e chi corre più adagio: una chiesa che si rivela in tutti i suoi tratti, una chiesa che non si può permettere di perdere nessuno, una chiesa nella quale ci si aspetta, ma ci si aspetta per entrare e cominciare a credere al Risorto.
E’ la corsa della fede ma è anche la corsa della comunione e non della rivalità. insieme vanno verso quel mistero che tanto li turba.
In questo mistero tutti siamo chiamati a vivere, nessuno è escluso da questo, che di fronte alla risurrezione del Signore non c’è motivo per non aspettarsi; che bisogna cominciare a credere, ma che la vera fede nasce dalla comprensione delle Scritture e che la comprensione delle Scritture è frutto della risurrezione. Dal credere al comprendere c’è di mezzo un rapporto tra Scrittura e risurrezione che è tutto da scoprire, da cogliere e da vivere.
“l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro”. L’altro discepolo, per il rapporto che aveva con Gesù giunge prima di Pietro al sepolcro; se ha corso più in fretta, se è arrivato per primo, deriva dal fatto che ha intuito prima il mistero della risurrezione.
Il versetto indica la meta del cammino il sepolcro: un luogo di morte. Il cammino verso la Luce non è ancora aperto: c’è il buio della morte.
v. 4: “Correvano insieme tutti e due”. C’è qui l’ansia inquieta di una chiesa nascente. In questa chiesa nascente, c’è chi corre più forte e chi corre più adagio: una chiesa che si rivela in tutti i suoi tratti, una chiesa che non si può permettere di perdere nessuno, una chiesa nella quale ci si aspetta, ma ci si aspetta per entrare e cominciare a credere al Risorto.
E’ la corsa della fede ma è anche la corsa della comunione e non della rivalità. insieme vanno verso quel mistero che tanto li turba.
In questo mistero tutti siamo chiamati a vivere, nessuno è escluso da questo, che di fronte alla risurrezione del Signore non c’è motivo per non aspettarsi; che bisogna cominciare a credere, ma che la vera fede nasce dalla comprensione delle Scritture e che la comprensione delle Scritture è frutto della risurrezione. Dal credere al comprendere c’è di mezzo un rapporto tra Scrittura e risurrezione che è tutto da scoprire, da cogliere e da vivere.
“l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro”. L’altro discepolo, per il rapporto che aveva con Gesù giunge prima di Pietro al sepolcro; se ha corso più in fretta, se è arrivato per primo, deriva dal fatto che ha intuito prima il mistero della risurrezione.
L’arrivare prima di Giovanni nei confronti di Pietro non vuol dire entrare. Non è il primo colui che entra, si entra se ci si aspetta. Non si entra se non insieme, nel cammino impegnativo, lungo, appassionante dell’incontro con il Risorto. Questo cammino non lo si vive se non insieme. D’altra parte, non vale solo l’aspettarsi, ma l’aspettarsi è funzionale a ciò che si vuole fare insieme. Non c’è un’attesa se non relativa a un camminare verso il Risorto.
v. 5: “Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò”. L’intuire dell’altro discepolo, non significa comprendere pienamente il mistero. Infatti il verbo vedere messo qui è lo stesso del v. 1, un vedere imperfetto, nel senso fisico. Si ferma ma non entra nel mistero.
v. 6: “Giunse intanto anche Simon Pietro, … entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là”. Anche Pietro vede, ma il verbo usato è diverso per quello usato per Maria di Magdala e Giovanni. Per loro, infatti, viene usato “blepei”, cioè vedono con uno sguardo imperfetto che non sa andare oltre le apparenze fisiche, Pietro, invece, “zeorei”, vede in modo più attento e più riflessivo. E’ quello di Pietro un vedere che si fa attenta e acuta osservazione.
v. 8: “entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette”. Finalmente, l’altro discepolo può entrare nel mistero. Ci sta uno sviluppo spirituale di questo “vedere”: da un semplice vedere a un contemplare il mistero. Il suo è un vedere spirituale. E’ il vero e proprio sguardo della fede, che va oltre alle apparenze e che sgorga da un’attenta riflessione che apre alla comprensione del mistero.
Per il quarto evangelista, tuttavia, il binomio “vedere e credere” è molto significativo ed è riferito esclusivamente alla fede nella resurrezione del Signore (cfr. 20,29), perché era impossibile credere davvero prima che il Signore fosse morto e risorto (cfr. 14,25-26; 16,12-15). Il binomio visione – fede, quindi, caratterizza tutto questo capitolo e “il discepolo amato” è presentato come un modello di fede che riesce a comprendere la verità di Dio attraverso gli avvenimenti materiali (cfr. anche 21,7).
v. 5: “Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò”. L’intuire dell’altro discepolo, non significa comprendere pienamente il mistero. Infatti il verbo vedere messo qui è lo stesso del v. 1, un vedere imperfetto, nel senso fisico. Si ferma ma non entra nel mistero.
v. 6: “Giunse intanto anche Simon Pietro, … entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là”. Anche Pietro vede, ma il verbo usato è diverso per quello usato per Maria di Magdala e Giovanni. Per loro, infatti, viene usato “blepei”, cioè vedono con uno sguardo imperfetto che non sa andare oltre le apparenze fisiche, Pietro, invece, “zeorei”, vede in modo più attento e più riflessivo. E’ quello di Pietro un vedere che si fa attenta e acuta osservazione.
v. 8: “entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette”. Finalmente, l’altro discepolo può entrare nel mistero. Ci sta uno sviluppo spirituale di questo “vedere”: da un semplice vedere a un contemplare il mistero. Il suo è un vedere spirituale. E’ il vero e proprio sguardo della fede, che va oltre alle apparenze e che sgorga da un’attenta riflessione che apre alla comprensione del mistero.
Per il quarto evangelista, tuttavia, il binomio “vedere e credere” è molto significativo ed è riferito esclusivamente alla fede nella resurrezione del Signore (cfr. 20,29), perché era impossibile credere davvero prima che il Signore fosse morto e risorto (cfr. 14,25-26; 16,12-15). Il binomio visione – fede, quindi, caratterizza tutto questo capitolo e “il discepolo amato” è presentato come un modello di fede che riesce a comprendere la verità di Dio attraverso gli avvenimenti materiali (cfr. anche 21,7).
È solo un incominciare a credere perché la fede piena verrà solo attraverso l’intelligenza che le Scritture daranno del Risorto.
v. 9: “non avevano ancora compreso la Scrittura”. Manca un tassello importante. la Sacra Scrittura, che avrebbe dato loro una completa e più profonda comprensione del mistero, di cui furono inconsapevoli testimoni. La testimonianza che la Scrittura dà della Resurrezione del Cristo è in se stessa e per se stessa sufficiente a generare la fede. Per questo si dovrà attendere il dono dello Spirito nella Pentecoste (Gv 16,13).
Anche per coloro che avevano vissuto accanto a Gesù è stato difficile credere in Lui e per loro, come per noi, l’unica porta che ci permette di varcare la soglia della fede autentica è la conoscenza della Scrittura (cfr. Lc 24,26-27; 1Cor 15,34; At 2,27-31) alla luce dei fatti della resurrezione. Bisognerà che per questo lo spirito di ogni discepolo si apra all’intelligenza delle Scritture, che veda il Signore in persona e riceva da lui il dono dello Spirito santo. A queste condizioni solamente il discepolo raggiungerà la pienezza della fede pasquale.
Anche per coloro che avevano vissuto accanto a Gesù è stato difficile credere in Lui e per loro, come per noi, l’unica porta che ci permette di varcare la soglia della fede autentica è la conoscenza della Scrittura (cfr. Lc 24,26-27; 1Cor 15,34; At 2,27-31) alla luce dei fatti della resurrezione. Bisognerà che per questo lo spirito di ogni discepolo si apra all’intelligenza delle Scritture, che veda il Signore in persona e riceva da lui il dono dello Spirito santo. A queste condizioni solamente il discepolo raggiungerà la pienezza della fede pasquale.
Per la riflessione personale e l’attuazione nella vita
Il legame che ho con il Signore è ancora al buio?
Anche corro verso la tomba di Gesù o son rimasto nella mia?
Anche corro verso la tomba di Gesù o son rimasto nella mia?
Sono qualificato dall’amore di Gesù o dal mio dire “sono cristiano/a”?
Sono ancora tra coloro che non comprendono la Sacra Scrittura?
La resurrezione riguarda solo Gesù o è veramente il fondamento della mia fede?
Sono ancora tra coloro che non comprendono la Sacra Scrittura?
La resurrezione riguarda solo Gesù o è veramente il fondamento della mia fede?
Pregare
Fermiamoci dinanzi alla ricchezza della Parola stessa. Scrutiamo, interroghiamo il nostro cuore e rispondiamo al Signore con le sue stesse parole (dal Sal 117):
Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre».
La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.
La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.
Contemplare-agire
Usciamo dal nostro sepolcro per incontrarci con la Sacra Scrittura, per incontrare il Risorto.Egli ci coinvolge nella sua Pasqua. Diamo la nostra risposta personale, della nostra conformazione a Cristo Risorto.