O Padre, che nel Cristo tuo Figlio ci hai dato l’unico maestro di sapienza e il liberatore delle potenze del male, rendici forti nella professione della fede, perché in parole e opere proclamiamo la verità e testimoniamo la beatitudine di coloro che a te si affidano.
Per Cristo nostro Signore Gesù. Amen.In ascolto della Parola (Leggere)
21 Giunsero a Cafàrnao e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. 22 Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli, infatti, insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. 23 Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, 24 dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». 25 E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». 26 E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27 Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». 28 La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.In silenzio leggi e rileggi il testo biblico finché penetri in te e vi metta delle salde radici.
Dentro il Testo
Siamo nel contesto della «giornata di Cafarnao» (Mc 1,21-39), ove Gesù compie la sua missione di evangelizzatore del Regno di Dio (Mc 1,14-15). Nel brano Marco non fa altro che riconoscere l’attività specifica del Messia e il segno chiaro dell’instaurarsi della basileia divina che vince il potere del male. Come Gesù “pesca” e insegna a “pescare uomini”? Come salva la vita? Trae dal male l’uomo? Iniziando da un luogo religioso: la sinagoga, perché proprio coloro che la frequentano sono i primi a non accorgersi di vivere nel male, di non aver bisogno di conversione, di essere a posto con Dio e invece, questi sono i primi ad essere tirati fuori dalle acque del mare, anzi non si accorgono che proprio in mezzo a loro è presente uno spirito immondo.
La giornata si svolge di sabato, un giorno sacro per gli ebrei e per Gesù stesso. In questo giorno, sottolinea l’evangelista Marco, Gesù insegna e pratica un esorcismo.
Nel Vangelo di Marco si ripeterà la presenza di Gesù nella sinagoga come pure, il suo entrare in conflitto con le autorità religiose. Nel brano odierno, Gesù entra in conflitto con le forze del male che disumanizza un uomo presente nella sinagoga.
Quanto accade fa nascere tra i presenti un’ondata di stupore, che si fa domanda e insieme fama circa Gesù-Maestro, a proposito della novità della sua dottrina, dell’autorità nel proporla, del mistero della sua persona.
Riflettere sulla Parola (Meditare)
v. 21: Giunsero a Cafàrnao
Gesù e i discepoli giungono a Carfano, una cittadina presso il lago di Galilea. Centro fiorentissimo di commercio tra la Siria e la Palestina; vi passava la «via del mare» che, partendo da Damasco, raggiungeva Tolemaide (Acco) e poi attraverso la strada sorvegliata dalla città di Meghiddo si passava dalla valle di Izreèl alla pianura costiera sino a raggiungere Giaffa, Gaza e poi l’Egitto. Vi era anche un ufficio di dogana (cfr. chiamata di Levi Mc 2,14; Mt 9,9; Lc 5,27). Qui abita Simone. Cafarnao sarà la nuova città di Gesù.
e subito Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava.
Come ogni pio israelita Gesù partecipa al culto del sabato. Il sabato era il giorno del riposo, della preghiera e dell’istruzione religiosa. Ogni adulto nella fede poteva essere chiamato a commentare il testo della Scrittura letto nella sinagoga.
Gesù approfitta di questo giorno particolare per annunciare il Regno di Dio, recandosi nella sinagoga come ogni buon giudeo e prendendo la parola quando gli si offriva l’opportunità. L’Evangelista ci informa di un atteggiamento tipico di Gesù: insegnava.
v. 22: Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli, infatti, insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi.
In Marco gli scribi sono sempre contrapposti a Gesù, sia quando sono citati da soli (2,6; 3,22; 9,11), sia quando sono affiancati da farisei (2,16; 7,1.5) o sommi sacerdoti (8,31;10,33; 11,27).
Gli scribi erano uomini dediti allo studio della Sacra Scrittura e dopo una vita dedita all’approfondimento biblico, gli veniva imposto le mani per ricevere lo spirito di Mosè. Dall’imposizione si sentivano autorizzati all’interpretazione delle Scritture.
Qua viene annotato che l’’insegnamento di Gesù fa stupire. Infatti, il verbo greco ekplḗssō denota sbalordimento, ammirazione e stupore insieme (cfr. 6,2; 7,37; 10,26; 11,18).
Motivo di questo stupore, dice l’Evangelista, scaturisce dal modo con cui Gesù insegna: “con autorità” (exousia); una maniera diversa dai rabbini e dagli scribi.
“Coepit facere et docere”. Gesù cominciò a fare e poi a insegnare spiegava san Gregorio Magno: “Il modo di insegnare qualcosa con autorità è quello di metterlo in pratica, prima di insegnarlo, perché ogni insegnamento perde credibilità quando la coscienza tradisce la parola” (San Gregorio Magno, Moralia, 23). Infatti, insegnare con autorità significa proprio credere in quello che si dice facendo trasparire quella luce divina.
Gesù è autorevole perché crede in quello che dice, in lui traspare la luce divina, non come gli scribi o per arrivare ai nostri giorni, come i testimoni di geova che imparano la lezione a memoria e la ripetono.
vv. 23-24: Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare
Durante l’insegnamento l’attenzione si sposta su uno spirito impuro presente in un uomo che stava partecipando all’insegnamento. Impuro, immondo (pneúmati akathártōi) è una espressione ebraica per indicare il demonio; risuona tre volte nel Testo evangelico odierno, ma per ben 12 volte in tutto l’Evangelo e per altre 12 volte si parla di “demonio”. Spirito immondo è tutto ciò che ha attinenza con la morte, che esclude dalla comunità e dal culto. Proprio in un luogo di culto, lo spirito immondo è presente e si sente minacciato da Gesù. Questa minaccia è descritta dal gridare, da una domanda e dal rivelare l’identità di Gesù.
Il gridare dello spirito impuro è proprio quello di un sentirsi minacciato, di sentire una certa rabbia dentro e terrore del nemico e che non può esercitare il suo dominio in quanto si trova scoperto e perduto.
dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
La domanda la riscontriamo altre volte nei Vangeli e nella Sacra Scrittura: per esempio Gesù che la pone a sua madre (Gv 2,4); la vedova di Zarepta che la pone al profeta Elia (1Re 17,18). La ritroviamo nuovamente in 2Re 3,13 e in Gdc 11,12 (e con una variante in Os 14,9). È una tipica espressione “difensiva”, che nega la comunanza con la persona alla quale è rivolta. In Mc 1,24 e 5,7 serve al demonio da difesa contro l’esorcista. Anche Pietro assumerà un certo tono nel cortile del gran sacerdote quando viene riconosciuto come discepolo di Gesù (14,67).
Lo spirito immondo, parlando al plurale perché i demoni sono molteplici (cfr. Gal 5,19-21), anzitutto riconosce che in Gesù risiede la verità e questa luce che promana gli da fastidio. Del resto a Gesù dà fastidio a chi è abituato a vivere di bugie, segreti, compromessi, ipocrisie, slealtà, furbizie. Poi rivela che verità e menzogna non possono coesistere. La Parola di Dio può rivelarsi scomoda e dolorosa. Anzi può rovinare. In realtà, ogni qualvolta si aderisce al male ci identifichiamo con esso, viviamo scomodi, doloranti, rovinati.
Lo spirito riconosce Gesù. Una prima esperienza l’ha fatta nel deserto. Qui lo descrive con “il Santo di Dio”, il contrario di immondo.
Il Santo di Dio non è un titolo prettamente del Messia, però ritroviamo l’espressione in Gv 6,69 sulle labbra di Pietro; nel Sal 106,16, è applicata a Mosè, “profeta santo” (Sap 11,1), a Israele (Dt 7,6; 14,2.21), in 2 Re 4,9 di Eliseo “uomo santo di Dio”. Però, con Gesù acquista un valore più elevato.
Dire che Gesù è il Santo di Dio vuol dire l’incompatibilità tra il mondo di Dio e il peccato.
v. 25: E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!».
Il verbo greco usato dall’evangelista per lo “sgridare” che Gesù fa nei confronti del “gridare” dell’ossesso è epitiman, che nella Bibbia greca viene usato solo per il rimprovero divino. I LXX lo traducono dall’ebraico gaar per indicare l’esorcismo.
Ora la parola di Gesù ha la stessa autorità ed anche qui abbiamo una manifestazione dell’identità di Gesù, per questo il male reagisce rompendo il segreto messianico.
Lo spirito del male è un intruso nell’uomo, nella creatura di Dio. Gesù con la sua parola, con un comando secco e perentorio lo fa uscire. Egli è più forte di lui!
v. 26: E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui.
A differenza del testo lucano 4,31-37, che recita: “senza fargli alcun male”, l’evangelista Marco ci mostra la maniera dolorosa e chiassosa del male che esce. La vittoria di Gesù e la signoria di Dio. Ritroviamo questi particolari anche in occasione del ragazzo epilettico (9,14-29).
Lo spirito immondo pur dando sfogo alla sua rabbia, tuttavia gli obbedisce prontamente anche se si vendica sull’uomo “straziandolo e gridando forte”. Quando uno si lascia liberare dallo spirito impuro, sente dentro di se una forte lacerazione, quasi come se fosse affezionato a quanto viveva prima non pienamente umana. Ma davanti alla Parola di Dio dobbiamo mettere in conto anche la lacerazione, dei tagli che fanno del male.
v. 27: Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo?
Il timore di cui si parla è la sorpresa di questa forza divina che sconfigge le forze del male. Infatti, la forza del Vangelo sconfigge il male. Viene ripreso il v. 22, sulla novità e il potere di questa parola. L’autorità di Gesù è messa in riferimento esplicito all’azione di esorcismo; i presenti si domandano con stupore e interesse chi è Gesù. Questa domanda percorrerà il Vangelo di Marco e a metà esperienza troverà risposta con la professione di Pietro (Mc 8,29).
Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La Parola di Dio appare nuova, autoritaria. È parola che rinnova, che ricrea, che riporta l’uomo all’originaria volontà di Dio, al “principio”. La sua efficacia è unica, non solo perché sana, guarisce, sradica il male ma perché riconduce l’uomo alla sua fonte originaria. Dio.
L’impegno di Gesù contro le forze del male non è riferito solo all’episodio appena narrato, ma nell’intenzione dell’evangelista si estende a tutta la sua attività e alla sua missione. Purtroppo, gli scribi non staranno a guardare, un giorno diranno che Gesù è posseduto da uno spirito impuro.
v. 28: La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
L’opera di Gesù incomincia ad attirare l’attenzione generale: dal timore si passa alla fama. L’insegnamento con autorità di Gesù sarà ed è quello della Chiesa, che a macchia d’olio si espande nel mondo, insieme con i segni efficaci della sua presenza: è la forza dell’evangelo che si diffonde sempre più (cfr. At 6,7), perché possiede quella forza di cambiare la vita, di cambiare il cuore.
Anche in questo momento la Parola di diffonde nella mia vita, nella mia ferialità, nella mia Galilea e mi scruta fino a creare relazione, togliendo quelle falsità, quelle impurità della vita perché possa vivere ad immagine e somiglianza di Dio.
Ci fermiamo in silenzio per accogliere la Parola nella vita. Lasciamo che anche il Silenzio sia dono perché l’incontro con la Parola sia largamente ricompensato
La Parola illumina la vita e la interpella
Cosa so, in concreto, dell’insegnamento di Gesù?
Incarno il suo insegnamento prima di donarlo?
L’autorità di Gesù e la novità del suo insegnamento cosa mi dicono di Lui?
Leggendo il Vangelo anche io sono stupito e colmo di interrogativi come i suoi contemporanei o per me esso è ormai un fatto noto e un po’ noioso?
Ho mai fatto un serio confronto tra il messaggio evangelico e le parole della cultura dominante?
Rispondi a Dio con le sue stesse parole (Pregare)
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia.
Entrate: prostrati, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
E’ lui il nostro Dio,
e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce.
Se ascoltaste oggi la sua voce!
“Non indurite il cuore come a Meriba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova,
pur avendo visto le mie opere”. (Sal 94).
L’incontro con l’infinito di Dio è impegno concreto nella quotidianità (Contemplare-agire)
Chiediamo al Signore di essere cristiani che sappiano discernere cosa succede nel proprio cuore e scegliere bene la strada sulla quale il Padre ci attira a Gesù (Papa Francesco).