la gratuità e la potenza del tuo amore, scegliendo il grembo purissimo della
Vergine Maria per rivestire di carne mortale il Verbo della vita: concedi anche
a noi di accoglierlo e generarlo nello spirito con l’ascolto della tua parola,
nell’obbedienza della fede.
Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che
andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19
Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla
pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. 20 Mentre però stava
considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e
gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria,
tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; 21
ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti
salverà il suo popolo dai suoi peccati». 22 Tutto questo è avvenuto
perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di
Emmanuele, che significa Dio con noi.24 Quando si destò dal sonno,
Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la
sua sposa.
di ricordare quanto letto o ascoltato
Parola di questa IV di Avvento, ci immette dentro il mistero del Natale.
Infatti, essa ruota attorno ad un segno e ad una promessa: la nascita di un
bambino, a cui sarebbe stato posto il nome «Dio-con-noi». Troviamo questo
compimento nel Vangelo, nel segno profetico dell’Emmanuele, in Gesù. Egli è il
segno della fedeltà di Dio: la sua venuta inaugura un tempo nuovo. La nostra
attesa di Colui che viene, però, non può essere attesa oziosa e passiva,
richiede disponibilità e accoglienza.
è familiare l’annunciazione e il concepimento narrati dall’evangelista Luca,
qui abbiamo, secondo l’evangelista Matteo, l’annuncio a Giuseppe. Una pericope
evangelica, che ha per tema centrale la crisi spirituale di Giuseppe di fronte all’inspiegabile
gravidanza della sua sposa-fidanzata.
come l’annuncio a Giuseppe, collega la nascita di Gesù alla promessa
dell’Emmanuele, dichiarando che Gesù è questo “segno” che Dio è con noi.
questo tema verrà ripreso anche alla fina del suo Vangelo quando il Risorto
promette ai suoi: «Io sono con voi tutti
i giorni …» (Mt 28,18-20). E nella figura di Giuseppe indica a noi un
modello di vera e attiva collaborazione con il disegno di Dio.
che si sviluppa in tre momenti (vv. 20-21: annuncio; vv. 22-23: citazione biblica;
vv. 24-25: realizzazione), si trovano gli elementi caratteristici del genere
letterario degli annunci di cui è piena la Bibbia, e cioè: l’apparizione (v. 20a),
il turbamento (v. 20b), il messaggio (vv. 20-21), l’obiezione (v. 20), il
“segno” e il nome (v. 21).
Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme
si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.
terminato con la genealogia (i primi 17 versetti), dove al versetto 16 si
ricorda: “Giacobbe generò Giuseppe, lo
sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo”. Ora vengono
messi in luce i fatti. Anzitutto Matteo non fa altro che mettere in primo piano
la persona di Giuseppe e narrare gli avvenimenti secondo il modo di pensare di
Giuseppe: avere una discendenza con la sua sposa: Maria.
fidanzata a Giuseppe. Il diritto matrimoniale ebraico distingue tra il
fidanzamento (qiddûšîn) e le nozze (nissû’în). Ma il fidanzamento (come per
i greci e i romani) è molto impegnativo. Dal punto di vista giuridico i due
fidanzati erano già di fatto sposi e per sciogliere il fidanzamento ci voleva
un atto formale di divorzio.
è che Maria viene descritta dall’evangelista come Madre, in quanto appare
(forse con un po’ di stupore) “incinta” prima di convivere con Giuseppe, il
suo promesso sposo. C’è un dono che Maria riceve dall’alto un dono da custodire e
da vivere.
(cfr. Dt 22,20-21: Se la donna fidanzata
non verrà trovata vergine, la si farà uscire alla soglia della casa del padre e
la gente della sua città la lapiderà così che muoia, perché ha commesso
un’infamia in Israele, disonorandosi in casa del padre) e Giuseppe è di
fronte ad una scelta drammatica perché la legge è chiara. Ma l’evangelista
sottolinea ancora una volta: “incinta per
opera dello Spirito Santo”. Qui si vuol sottolineare che Giuseppe non c’entra niente
con la nascita di Gesù.
una deviazione umana, bensì per volontà divina. Ricordiamo qui l’evangelista Luca che va nei
dettagli, Matteo, invece, scrive “si
trovò incinta”. È la sorpresa più sconcertante e splendida che possa avere
una creatura che arriva a concepire l’inconcepibile, il proprio Creatore.
suo sposo, che era giusto
giustizia, infatti, se non in ordine a Dio; e, dal Dio al quale egli si
rivolge, venne la luce pacificante, tranquillizzante, il “segno”.
abbiamo una definizione che lo stesso evangelista fa di Giuseppe: “giusto”. Egli è come l’orante del Salmo
119 che cerca Dio e ordina la propria vita secondo la sua volontà e con intima
gioia la sua Legge.
rientra in quell’ideale di uomo giusto. Forse ancora non coglie il mistero in
profondità ma il suo cuore è grande e da uomo giusto, non obbedisce alle esigenze delle leggi della purezza.
degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 5,20).
umana di Giuseppe: preferendo Maria alla propria discendenza, scegliendo
l’amore invece della generazione, ci dice che è possibile amare senza
possedere.
ripudiarla, decise di licenziarla in segreto.
una norma più moderata, quella che imponeva il ripudio e trattandosi di una
vera e propria “moglie”, come si è detto prima, si doveva celebrare un divorzio
ufficiale con tutte le conseguenze civili e penali per la donna. Però, secondo Dt
22,23-27, in una situazione del genere, la sposa doveva essere rimandata da suo
padre e lapidata dagli uomini della città per la disgrazia che aveva gettato
sulla casa paterna.
metteva in atto questa legge e se ai tempi di Maria e Giuseppe fosse ancora in
uso. Una indicazione ce la da il verbo usato: “deigmatizo”, che vuol dire “esporre pubblicamente”, “offrire in
spettacolo come esempio negativo”. Quindi Maria forse non sarebbe stata
lapidata, ma di certo sarebbe stata esposta alla pubblica infamia.
atto legale, richiedeva solo la presenza di due testimoni e avrebbe potuto
essere realizzato con maggiore segretezza. Giuseppe sceglie la forma più
delicata, la via segreta, senza denunzia legale, senza processo e clamore, alla
presenza dei soli due testimoni necessari per la validità dell’atto di divorzio.
queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore
a ciò che ha dentro che non è altro un pensiero d’amore per Maria, e che nel
sonno emerge in libertà.
comunità di Giudei) si evita il contatto diretto tra Dio e gli uomini. Allora
Dio interviene in sogno. Nel libro dei Numeri
si legge: “Se ci sarà un vostro
profeta, io Jahwè in visione a lui mi rivelerò, in sogno gli parlerò” (Nm
12,6). Il sogno, quindi, è il modo che Dio ha per comunicare con gli uomini,
con Giuseppe.
parola parla nel sonno delle altre parole. Entrare nel sogno di Dio fa scoprire
di essere figli. È scoprire la dimensione più profonda
della vita e degli eventi.
Risentiremo nuovamente questo titolo, ma soltanto per Gesù (cfr. Mt 1,1; 9,27;
20,30ss.).
di Natan a Davide si fanno realtà (cfr. 2Sam 7,1-17).
figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel
che è generato in lei viene dallo Spirito Santo.
il dono con decisione e libertà. Egli è chiamato da Dio con quella dolce parola
«Non temere».
purtroppo la sua risposta è stata: «Ho
avuto paura» (Gen 3,10). Giuseppe invece non ascolta la paura e diventa
vero padre di Gesù. È l’inizio del nuovo cielo e della
nuova terra, annunciati dal profeta Isaia (cfr. Is 65,17). Per lui vale
davvero il primato dell’amore: accogliere Maria e il dono che lei porta;
lasciare che la Parola risvegli nel profondo quel sogno segreto che è Dio
stesso.
che Maria e Giuseppe sono sposati.
Maria: il suo concepimento è dovuto a Dio, che opera in lei mediante il suo
Spirito. L’azione dello Spirito nel concepimento di Gesù non ha nulla a che
vedere con un rapporto sessuale, come invece si immaginava nella mitologia
greca.
opera nel mondo con la sua potenza creatrice (cfr. Sal 104,30). La concezione
del Messia è frutto di uno straordinario intervento dello stesso “Spirito” di
Dio che fu all’origine della creazione del mondo e dello stresso primo uomo
(Adamo), è lo stesso Spirito che, nell’A.T., rivestiva di forza gli eroi e i profeti.
nome comune: Gesù. Esso deriva
dalla forma greca del nome ebraico Yeshua
o Yeshu, che sono la forma abbreviata
di Joshua. Il significato originale di Joshua probabilmente era «Jwhw aiuta». Ma il nome è stato poi
legato alla radice ebraica che significa «salvare»
(ys’) e interpretato «Dio salva». È il nome di
Dio, la sua realtà per chi lo invoca: «Chiunque
invocherà il nome del Signore, sarà salvato» (At 2,21). In nessun altro
nome c’è salvezza (At 4,12), perché è il nome dal quale ogni nome prende vita.
redentrice del bambino.
nell’AT, nel quale troviamo scritto: “salverà
il suo popolo”, con riferimento a Dio stesso. Infatti, nel libro del
profeta Zaccaria leggiamo: “Il Signore
loro Dio in quel giorno salverà come un gregge il suo popolo, come gemme di un
diadema brilleranno sulla sua terra” (Zc 9,16).
sta per nascere sarà presente Dio stesso. Secondo l’Evangelista, Gesù porterà a
termine questo compito con la sua morte
adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
un’importante profezia messianica (v. 22). Questa formula è utilizzata da
Matteo altre nove o dieci volte con lo stesso significato (2,15.17.23; 4,14;
8,17: 12,17; 13,35, 21,4; 27,9.[35]).
della fedeltà di Dio. È un segno che il re non osa chiedere e che Dio invece
vuol dargli.
1,26-38) considerano la concezione verginale un’opera divina che supera ogni
comprensione e ogni possibilità umana (Lc 1,34): “Quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”, dice
l’angelo a Giuseppe riguardo a Maria, sua sposa (v. 20).
fidarsi di Dio, come è, in questo caso, il comportamento di Acaz, è una storia
antica, che puntualmente si ripete; ma, nonostante ciò, Dio, continua ad
offrire la sua luce e la sua salvezza al singolo e all’intera umanità, in ogni
tempo.
chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi.
non necessariamente una vergine), viene tradotto nella bibbia greca dei LXX con
“parthenos” (“vergine”). La giovane
donna citata da Isaia era la moglie del re Acaz, la quale, in un momento di
particolare crisi del regno di Giuda, avrebbe partorito un figlio
(probabilmente il futuro re Ezechia) e ciò sarebbe stato un segno della
benedizione di Dio verso il suo popolo.
come possiamo capire dal secondo nome che viene dato al Bambino: Emmanuele, che significa Dio con noi.
e dice a Mosé: «Io sarò con
te» (Es 3,12) e da quel momento in poi non abbandona più il suo popolo. Gesù è il «Dio – che – salva»
perché è il «Dio – con – noi». E se Dio è con noi e per noi, chi sarà contro
di noi? (cfr. Rm 8,32ss) «Con» significa relazione, intimità, unione,
consolazione, gioia, sforzo. Lui è sempre con noi, in nostra compagnia (cfr.
28,20). Tutto il vangelo appare così come la manifestazione in Cristo del
Dio-con-noi.
tradizione biblica e gli avvenimenti della vita di Gesù, attribuendo un
significato cristologico e mariano all’oracolo.
dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese
con sé la sua sposa.
conclusione del racconto. Il sonno di Giuseppe si trasforma. La Parola del
Signore trasforma i dubbi e i sogni: è il segno di un risveglio, di una
resurrezione. La resurrezione nasce dopo una lunga prova.
sogno prese dunque la sua sposa, cioè la riconobbe legalmente come sua moglie e
riconobbe il bambino nato da lei come suo figlio legittimo.
egli supera le sue difficoltà e, prendendo con sé Maria come legittima moglie,
adotta al tempo stesso il nascituro come suo figlio.
imitare la sua sposa (cfr. Lc 1,38): scava nel pozzo del cuore per accogliere
il Bambino. L’accoglienza del bambino è l’accoglienza della madre. Maria lascia la casa del sì detto a Dio e
va nella casa del sì detto a un uomo. Maria è la donna del sì, ma il suo primo
sì l’ha detto a Giuseppe, l’angelo la trova già promessa, già legata, già
innamorata.
compito tipicamente paterno, con tutte le conseguenze che esso implicava (cfr.
v. 21): egli è diventato perciò a tutti gli effetti padre di Gesù, inserendolo
a pieno diritto nella discendenza davidica.
casa di Giuseppe e di ogni “uomo di buona volontà” è il luogo dove Dio si fa
prossimo, si fa vicino, perché parla prima di tutto attraverso i volti delle
persone che ci ha messo accanto, ci guarda prima di tutto con lo sguardo delle
persone che vivono accanto a noi.
interviene nella mia vita, nella mia storia oppure voglio fuggire in segreto? E
se Dio darebbe una direzione un po’ diversa ai miei progetti, come ha fatto con
Giuseppe?
come Dio scombina i miei (nostri) progetti?
nonostante tutto oppure faccio di testa mia lasciandomi guidare dalla
tradizione?
alla paternità (o maternità) di Dio?
Dio si fa prossimo?
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.
Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.
Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. (Sal 23).
al Natale, non lasciamoci prendere dalle corse senza senso o da tristezze
perché non abbiamo una famiglia come vorremmo, viviamo con apertura le
relazioni che abbiamo, qualunque esse siano, introduciamo, come Giuseppe,
amore, rispetto e generosità nelle nostre relazioni di parentela, di amicizia o
di semplice vicinanza (Carla Sprinzeles).