Lectio divina su Mt 4,1-11
Invocare
O Dio, nostro Padre, con la celebrazione di questa Quaresima, segno sacramentale della nostra conversione, concedi a noi tuoi fedeli di crescere nella conoscenza del mistero di Cristo e di testimoniarlo con una degna condotta di vita.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
Leggere
1 Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. 2 Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. 3 Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». 4 Ma egli rispose: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». 5 Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio 6 e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti:
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
7 Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».
Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra».
7 Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».
8 Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria 9 e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». 10 Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti:
Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto».
11 Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto».
11 Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
Silenzio meditativo: Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.
Capire
La Quaresima inizia con le tentazioni di Gesù nel deserto, secondo il racconto che ne fa Matteo. Solo Matteo e Luca ampliano la portata di quest’esperienza compiuta da Gesù, mentre Marco vi fa un rapido cenno (cfr. Lc 4,1-13 e Mc 1,12-13). Esse non vogliono informare su di un episodio concreto della vita di Gesù, ma precisare in che modo egli ha compreso la sua identità, appena proclamata nel battesimo (Mt 3,13-17), e soprattutto il suo progetto messianico.
L’ambiente è il deserto, un luogo presentato come “lo spazio” dove viene messo alla prova tutta la piena umanità di Gesù, già manifestata nel Battesimo (Mt 3,13-17). Il deserto, biblicamente, è il luogo dell’incontro faccia a faccia con Dio (Es 34,28); è il luogo dove Dio sussurra al cuore parole d’amore (Os 2,16). Il deserto è un tempo non breve per prendere le distanze dal proprio bisogno e dilatare il cuore nella direzione della Parola.
Nel brano troveremo immagini simboliche per esprimere delle realtà che difficilmente si potevano descrivere con un linguaggio semplice, ma che offrono riflessioni teologiche. Le tentazioni che incontreremo non hanno niente a che fare con Gesù Messia e, quindi, possono essere applicate a ciascuno di noi, noi che ci definiamo cristiani.
L’ambiente è il deserto, un luogo presentato come “lo spazio” dove viene messo alla prova tutta la piena umanità di Gesù, già manifestata nel Battesimo (Mt 3,13-17). Il deserto, biblicamente, è il luogo dell’incontro faccia a faccia con Dio (Es 34,28); è il luogo dove Dio sussurra al cuore parole d’amore (Os 2,16). Il deserto è un tempo non breve per prendere le distanze dal proprio bisogno e dilatare il cuore nella direzione della Parola.
Nel brano troveremo immagini simboliche per esprimere delle realtà che difficilmente si potevano descrivere con un linguaggio semplice, ma che offrono riflessioni teologiche. Le tentazioni che incontreremo non hanno niente a che fare con Gesù Messia e, quindi, possono essere applicate a ciascuno di noi, noi che ci definiamo cristiani.
Meditare
v 1: Allora Gesù fu condotto su nel deserto dallo Spirito, per essere tentato dal diavolo.
L’evangelista Matteo non chiama Gesù con un titolo particolare come Messia, Signore… ma col suo nome: Gesù. E’ un richiamo all’umanità di Gesù, di quel Gesù partorito dalla Vergine Maria. E’ l’uomo come noi che sta per essere tentato (Eb 2,18).
Questa tentazione avviene dopo aver ricevuto il battesimo, nel deserto. Matteo qui usa un verbo che suggerisce proprio un movimento verso l’alto, come se Gesù fosse sollevato. Egli fu trasportato nel deserto, come lo fu anche il popolo di Israele (Dt 8,2), su ali d’aquila (Es 19,4).
Nel deserto Gesù è tentato. Nel linguaggio biblico, la tentazione ha un duplice significato: “mettere alla prova, saggiare” e “far deviare dalla retta via”.
Nell’AT la tentazione si riferisce a un preciso procedimento secondo il quale uno dei contraenti di un contratto, o di un’alleanza, viene attentamente esaminato per stabilire la sua fedeltà nell’osservanza dell’accordo.
Il Signore aveva messo alla prova Israele per saggiare la sua fedeltà alla sua alleanza. Ora è il figlio stesso di Dio che viene messo alla prova. Egli si dimostrerà pienamente fedele.
Diavolo significa “colui che divide”, o meglio “colui che distoglie”, che separa da Dio. Matteo lo chiama anche il “tentatore”, un termine usato anche da Paolo (cfr. 1Tes 3,5).
Questa tentazione avviene dopo aver ricevuto il battesimo, nel deserto. Matteo qui usa un verbo che suggerisce proprio un movimento verso l’alto, come se Gesù fosse sollevato. Egli fu trasportato nel deserto, come lo fu anche il popolo di Israele (Dt 8,2), su ali d’aquila (Es 19,4).
Nel deserto Gesù è tentato. Nel linguaggio biblico, la tentazione ha un duplice significato: “mettere alla prova, saggiare” e “far deviare dalla retta via”.
Nell’AT la tentazione si riferisce a un preciso procedimento secondo il quale uno dei contraenti di un contratto, o di un’alleanza, viene attentamente esaminato per stabilire la sua fedeltà nell’osservanza dell’accordo.
Il Signore aveva messo alla prova Israele per saggiare la sua fedeltà alla sua alleanza. Ora è il figlio stesso di Dio che viene messo alla prova. Egli si dimostrerà pienamente fedele.
Diavolo significa “colui che divide”, o meglio “colui che distoglie”, che separa da Dio. Matteo lo chiama anche il “tentatore”, un termine usato anche da Paolo (cfr. 1Tes 3,5).
v. 2: E avendo digiunato quaranta giorni e quaranta notti, infine ebbe fame.
Gesù si trattiene nel deserto per un periodo piuttosto lungo: quaranta giorni, seguendo l’esempio dei Padri.
Matteo per dare l’idea della continuità aggiunge anche quaranta notti. Questo periodo ricorda l’esperienza di Mosè sul Sinai (Es 24,18; 34,28) e di Elia nel deserto (1Re 19,8), i due testimoni della trasfigurazione.
Matteo per dare l’idea della continuità aggiunge anche quaranta notti. Questo periodo ricorda l’esperienza di Mosè sul Sinai (Es 24,18; 34,28) e di Elia nel deserto (1Re 19,8), i due testimoni della trasfigurazione.
vv. 3-4: E, essendosi avvicinato il tentatore, gli disse: «Se sei figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pani».
Da questo versetto iniziano le tentazioni. Saranno tre. Un numero perfetto ripetuto puntualmente.
La prima tentazione parte da quel “se”. Il diavolo mette in dubbio la figliolanza di Gesù che era stata affermata proprio qualche versetto prima al momento del battesimo. Questo stesso dubbio lo ritroviamo sul Golgota, sulla bocca di coloro che assisteranno alla crocifissione (27,40).
Questo dubbio è la radice di ogni tentazione anche per noi, resi da Dio veramente suoi figli, battezzati e segnati dalla Croce di lui.
La certezza che Gesù è Figlio di Dio, nel corso del Vangelo è detto proprio dai demoni (8,29); dai discepoli (14,33) e da Pietro (16,16); è la domanda del sommo sacerdote (26,63) a cui Gesù risponde con decisione ed estrema chiarezza; è la proclamazione finale del centurione sotto la Croce (27,54).
Ma l’astuzia del diavolo è condurre Gesù a sfiduciare il Padre: deve tramutare le pietre in pane, la stessa tentazione che ebbe Israele nel deserto: non seppe resistere, anch’egli “Figlio di Dio” (cfr Es 4,22), non ebbe fiducia nel Padre (Es 16,3) mormorando contro di lui perché mancava di cibo.
La prima tentazione parte da quel “se”. Il diavolo mette in dubbio la figliolanza di Gesù che era stata affermata proprio qualche versetto prima al momento del battesimo. Questo stesso dubbio lo ritroviamo sul Golgota, sulla bocca di coloro che assisteranno alla crocifissione (27,40).
Questo dubbio è la radice di ogni tentazione anche per noi, resi da Dio veramente suoi figli, battezzati e segnati dalla Croce di lui.
La certezza che Gesù è Figlio di Dio, nel corso del Vangelo è detto proprio dai demoni (8,29); dai discepoli (14,33) e da Pietro (16,16); è la domanda del sommo sacerdote (26,63) a cui Gesù risponde con decisione ed estrema chiarezza; è la proclamazione finale del centurione sotto la Croce (27,54).
Ma l’astuzia del diavolo è condurre Gesù a sfiduciare il Padre: deve tramutare le pietre in pane, la stessa tentazione che ebbe Israele nel deserto: non seppe resistere, anch’egli “Figlio di Dio” (cfr Es 4,22), non ebbe fiducia nel Padre (Es 16,3) mormorando contro di lui perché mancava di cibo.
Ma egli, rispondendo, disse: «Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce attraverso la bocca di Dio».
Gesù da una risposta netta: “sta scritto”, cioé “è stato scritto da Dio”! Qui Gesù si rifà a Dt 8,3 quando gli Ebrei si nutrirono di manna nel deserto. Dio aveva nutrito il suo popolo dopo avergli fatto patire la fame, proprio perché capisse che l’uomo vive prima di tutto della parola di Dio.
Gesù sa che ogni briciola della Parola di Dio è una promessa e Dio non viene meno alle sue promesse!
Gesù sa che ogni briciola della Parola di Dio è una promessa e Dio non viene meno alle sue promesse!
vv. 5-7: Allora il diavolo lo prende con sé nella Città Santa, e lo pose sul pinnacolo del tempio.
Questi versetti contengono la seconda tentazione che riguarda il potere taumaturgico. Il diavolo prende Gesù. Qui, nella versione greca, viene utilizzato un verbo: paralambanó che indica la «consegna», quasi a dire che il Padre e lo Spirito Santo hanno messo Gesù nelle mani del diavolo.
Gerusalemme qui è chiamata Città Santa, perché è il luogo dove Dio ha scelto di stabilire la sua presenza. Però questo modo di chiamare Gerusalemme è più un’usanza cristiana che ebrea. Il pinnacolo (letteralmente “piccola ala”) è uno dei portici che facevano ala al santuario, precisamente quello dell’angolo sud-est, che dà sullo strapiombo del Cedron.
Il pinnacolo è il simbolo del potere, del potere babelico presente oggi più che mai ancora oggi nella nostra vita.
gli dice: «Se sei figlio di Dio, gettati giù, perché sta scritto che comanderà ai suoi angeli per te e ti porteranno sulle mani, affinché il tuo piede non urti contro una pietra».
Gerusalemme qui è chiamata Città Santa, perché è il luogo dove Dio ha scelto di stabilire la sua presenza. Però questo modo di chiamare Gerusalemme è più un’usanza cristiana che ebrea. Il pinnacolo (letteralmente “piccola ala”) è uno dei portici che facevano ala al santuario, precisamente quello dell’angolo sud-est, che dà sullo strapiombo del Cedron.
Il pinnacolo è il simbolo del potere, del potere babelico presente oggi più che mai ancora oggi nella nostra vita.
gli dice: «Se sei figlio di Dio, gettati giù, perché sta scritto che comanderà ai suoi angeli per te e ti porteranno sulle mani, affinché il tuo piede non urti contro una pietra».
In questo versetto si vede esplicitamente come il diavolo cita bene la Sacra Scrittura per affermare quello che vuole.
Qui viene citato il Salmo 91,11a.12ab: Manca la seconda parte del v. 11 che dice: “di custodirti in tutte le tue vie”. Si tratta di un elemento importante. Il salmo promette ad ogni credente una protezione angelica mentre percorrono le vie della normale esistenza umana, non nel caso in cui mettano a repentaglio la propria vita alla ricerca del miracolistico e del sensazionale.
Qui viene citato il Salmo 91,11a.12ab: Manca la seconda parte del v. 11 che dice: “di custodirti in tutte le tue vie”. Si tratta di un elemento importante. Il salmo promette ad ogni credente una protezione angelica mentre percorrono le vie della normale esistenza umana, non nel caso in cui mettano a repentaglio la propria vita alla ricerca del miracolistico e del sensazionale.
Gesù gli dichiarò: «Di nuovo, sta scritto: Non tenterai il Signore Dio tuo».
Gesù, con pazienza, risponde ancora una volta al diavolo respingendo la tentazione col citare la Sacra Scrittura. La citazione ci riporta nel deserto, quando il popolo soffriva la sete e mise alla prova il Signore dicendo “Il Signore è in mezzo a noi, si o no?” (Es 17,1-7). Essi avevano messo in dubbio il fatto che il Signore si prendesse cura di loro.
Gesù prendendo in mano lo Shemà (Dt 6), vuole indicare il precetto dell’amore verso il Signore unico, che è fedele e non và tentato.
Gesù prendendo in mano lo Shemà (Dt 6), vuole indicare il precetto dell’amore verso il Signore unico, che è fedele e non và tentato.
vv. 8-9: Di nuovo il diavolo lo prende con sé su di un monte assai alto, e gli mostra tutti i regni del mondo e la loro gloria.
Ritorna l’espressione del v. 5: paralambànò. Il diavolo fa uso di un Gesù ricevuto dal Padre e dallo Spirito. La tentazione questa volta è di potenza politica, dominio sfrenato, potere sconfinato, successo militare, tirannia su tutti gli uomini.
Il monte di cui si parla viene identificato con il Jebel Quruntal (monte della quarantena), sopra Gerico antica.
Il significato del monte alto è da ricercare in termini teologici e nella cultura dell’epoca. Mentre il “cielo” denota la dimora di Dio, il “monte”, punto della terra più vicino al cielo, rappresenta lo spazio divino a contatto con quello umano.
Il profeta Isaia indica il monte “alto” quale luogo per la proclamazione della buona notizia e della manifestazione di Dio (cfr. Is 40,9).
Nel Vangelo di Matteo il monte, come luogo di Dio e spazio teologico, svolge un ruolo molto importante e l’evangelista lo pone strategicamente all’inizio del Vangelo e dell’attività di Gesù (5,1) a metà (17,1) e alla fine (28,16). Ma, a differenza dei monti riguardanti l’attività di Gesù (un monte alto/il monte), quello dove viene portato dal diavolo è definito molto alto. Ciò sta ad indicare la massima tentazione a cui il potente ambisce: adorare il potere (cfr Is 14,14).
e gli disse: «Tutto questo ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai».
Il monte di cui si parla viene identificato con il Jebel Quruntal (monte della quarantena), sopra Gerico antica.
Il significato del monte alto è da ricercare in termini teologici e nella cultura dell’epoca. Mentre il “cielo” denota la dimora di Dio, il “monte”, punto della terra più vicino al cielo, rappresenta lo spazio divino a contatto con quello umano.
Il profeta Isaia indica il monte “alto” quale luogo per la proclamazione della buona notizia e della manifestazione di Dio (cfr. Is 40,9).
Nel Vangelo di Matteo il monte, come luogo di Dio e spazio teologico, svolge un ruolo molto importante e l’evangelista lo pone strategicamente all’inizio del Vangelo e dell’attività di Gesù (5,1) a metà (17,1) e alla fine (28,16). Ma, a differenza dei monti riguardanti l’attività di Gesù (un monte alto/il monte), quello dove viene portato dal diavolo è definito molto alto. Ciò sta ad indicare la massima tentazione a cui il potente ambisce: adorare il potere (cfr Is 14,14).
e gli disse: «Tutto questo ti darò, se, prostrandoti, mi adorerai».
Qui manca quel condizionale che si fa insinuazione: “se sei figlio di Dio”. Nelle due tentazioni precedenti, infatti, il diavolo voleva mettere alla prova l’effettivo potere di Gesù. Qui invece è lui che mente, che insinua di ambire un certo potere, come se la sovranità traesse origine da lui.
Il diavolo offre il proprio potere a Gesù a condizione che rinunzi alla propria figliolanza, al proprio rapporto con Dio. Adorare era il gesto che fecero i Magi davanti a Gesù bambino (Mt 2,2.8.11) e quello degli apostoli davanti a Gesù risorto (Mt 28,17). E’ evidente come il diavolo voglia capovolgere i ruoli.
Satana mira a possedere il cuore dell’uomo. Egli intende far da padrone della vita delle persone e ricevere da loro il massimo onore che è appunto l’adorazione.
Il diavolo offre il proprio potere a Gesù a condizione che rinunzi alla propria figliolanza, al proprio rapporto con Dio. Adorare era il gesto che fecero i Magi davanti a Gesù bambino (Mt 2,2.8.11) e quello degli apostoli davanti a Gesù risorto (Mt 28,17). E’ evidente come il diavolo voglia capovolgere i ruoli.
Satana mira a possedere il cuore dell’uomo. Egli intende far da padrone della vita delle persone e ricevere da loro il massimo onore che è appunto l’adorazione.
v. 10: Allora gli dice Gesù: «Va’ via, Satana; perché sta scritto: Il Signore Dio tuo adorerai e a lui solo renderai culto».
L’evangelista fa uso di un avverbio: tòte, quasi ad indicare una risposta solenne e definitiva. Il detto con cui Gesù caccia satana è attestato solo in Mt e ha il suo parallelo in 16,23. L’ultima citazione segue il testo di Dt 6,13, dove si avverte il popolo contro il pericolo dell’idolatria.
La proposta che il diavolo fa a Gesù, è quella di rinunciare alla sua natura più profonda e vera. Ecco perché lo manda via. Queste stesse parole egli utilizzerà per Pietro in Mt 16,23, quando quest’ultimo non accetterà l’annuncio della passione e della morte di Gesù.
Un elemento importante sui tre testi dell’AT con i quali Gesù risponde al diavolo è che nessuno di essi ha un carattere messianico, ma riguardano la condizione in generale dell’uomo di fronte a Dio. Quindi tre citazioni in cui il soggetto principale è Dio, la cui parola crea e comunica vita.
La proposta che il diavolo fa a Gesù, è quella di rinunciare alla sua natura più profonda e vera. Ecco perché lo manda via. Queste stesse parole egli utilizzerà per Pietro in Mt 16,23, quando quest’ultimo non accetterà l’annuncio della passione e della morte di Gesù.
Un elemento importante sui tre testi dell’AT con i quali Gesù risponde al diavolo è che nessuno di essi ha un carattere messianico, ma riguardano la condizione in generale dell’uomo di fronte a Dio. Quindi tre citazioni in cui il soggetto principale è Dio, la cui parola crea e comunica vita.
Nel loro insieme, le tre tentazioni di Gesù rimandano al cammino degli israeliti nel deserto fino alle soglie della terra promessa. Dove questi erano caduti in tentazione, Gesù è trovato fedele a motivo della sua obbedienza alla parola di Dio. Per questo Gesù, prima di iniziare la sua missione, manifesta la sua piena adesione alla parola di Dio citando per tre volte la Sacra Scrittura, viene presentato dall’evangelista per sottolineare la sua filiazione divina.
v. 11: Allora il diavolo lo lascia, ed ecco, degli angeli si avvicinarono e lo servivano.
Esaurite le tre tentazioni il diavolo lascia Gesù. L’espressione richiama la scena precedente del battesimo (3,15), dove Giovanni, nonostante la sua opposizione a battezzare Gesù, non potrà impedire che costui accetti, in rottura con la tradizione, il suo proprio messianismo. Da osservare che se prima ci fu una consegna da parte del Padre e dello Spirito Santo. Ora ci sta un lasciare nelle mani del Padre e dello Spirito Santo.
Il diavolo, quindi, lascia Gesù e non compare più nel Vangelo. La sua azione verrà di volta in volta incarnata dai Farisei e da tutti gli oppositori del Regno (cfr. 27,40), ma anche all’interno del gruppo di Gesù ci sarà l’ostacolo dei discepoli, dei quali uno, Simone detto Pietro, si sentirà rispondere come Gesù ha risposto al diavolo, con un invito a riprendere il suo posto di discepolo: “Va’ dietro a me, Satana!” (16,23).
Adesso come all’inizio si avvicinò il diavolo, ora che non c’è più si avvicinano gli angeli per esercitare il loro servizio. Il verbo diakoneo indica il servizio della mensa. Il cibo che egli aveva rifiutato di procurarsi in modo miracoloso ora gli viene gratuitamente donato dal Padre.
Il diavolo, quindi, lascia Gesù e non compare più nel Vangelo. La sua azione verrà di volta in volta incarnata dai Farisei e da tutti gli oppositori del Regno (cfr. 27,40), ma anche all’interno del gruppo di Gesù ci sarà l’ostacolo dei discepoli, dei quali uno, Simone detto Pietro, si sentirà rispondere come Gesù ha risposto al diavolo, con un invito a riprendere il suo posto di discepolo: “Va’ dietro a me, Satana!” (16,23).
Adesso come all’inizio si avvicinò il diavolo, ora che non c’è più si avvicinano gli angeli per esercitare il loro servizio. Il verbo diakoneo indica il servizio della mensa. Il cibo che egli aveva rifiutato di procurarsi in modo miracoloso ora gli viene gratuitamente donato dal Padre.
La Parola illumina la vita
Come vivo le mie tentazioni? Mi sembrano fatti isolati, l’attrattiva di questo o di quel piacere, o mi mettono alla prova nella mia relazione più profonda con il Signore? Riesco a leggerli come la storia delle mie tentazioni?
In questo tempo di quaresima, riesco a dare spazio silenzioso per presentare a Dio le mie preoccupazioni, affidandole con fede alla sua misericordia?
Nel brano odierno Gesù indica tre “pratiche” concrete: l’elemosina, la preghiera e il digiuno che non sono esaurienti, ma qualificano la nostra relazione con Dio, con gli altri e con noi stessi. Come li ho organizzati per viverli concretamente?
Pregare
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.
Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.
Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.
Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode. (Sal 50).
sostienimi con uno spirito generoso.
Signore, apri le mie labbra
e la mia bocca proclami la tua lode. (Sal 50).
Contemplare-agire
L’amore provato si purifica e si rafforza.
Per vivere ancora una volta quanto la stessa liturgia ci suggerisce, ripetiamo nel silenzio del cuore: “siamo saldi nella prova: nostra forza è l’amore di Cristo”.
L’amore provato si purifica e si rafforza.
Per vivere ancora una volta quanto la stessa liturgia ci suggerisce, ripetiamo nel silenzio del cuore: “siamo saldi nella prova: nostra forza è l’amore di Cristo”.