Lectio divina su Mt 1,18-24
Ecco, viene il Signore, re della gloria
Invocare
«Manda il tuo Santo Spirito Paraclito nelle nostre anime e facci comprendere le Scritture da lui ispirate; e concedi a me di interpretarle in maniera degna, perché i fedeli qui radunati ne traggano profitto». «Dio salvatore… t’imploriamo per questo popolo: manda su di esso lo Spirito Santo; il Signore Gesù venga a visitarlo, parli alle menti di tutti e disponga i cuori alla fede e conduca a te le nostre anime, Dio delle Misericordie». (cf. Esortazione Apostolica Postsinodale, Verbum Domini, 16).
Leggere
18 Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19 Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. 20 Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. 21 Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». 22 Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
23 Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. 24 Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
Un momento di silenzio meditativo perché la Parola possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.
Passi utili alla meditazione
Mt 1,23; 2,5.15.17.23; 4,14; 8,17; 12,17; 13,14.35; 28,20; Lc 1,26-38; 2,1-20; Dt 22,13-27; Sir 15,2; 2Sam 7,14-16; Is 7,10-14
Capire
La liturgia della Parola di questa IV di Avvento, ruota attorno ad un segno e ad una promessa: la nascita di un bambino, a cui sarebbe stato posto il nome «Dio-con-noi». Troviamo questo compimento nel Vangelo, nel segno profetico dell’Emmanuele, in Gesù. Egli è il segno della fedeltà di Dio: la sua venuta inaugura un tempo nuovo. La nostra attesa di Colui che viene, però, non può essere attesa oziosa e passiva, richiede disponibilità e accoglienza.
Il Vangelo, conosciuto come l’annuncio a Giuseppe, collega la nascita di Gesù alla promessa dell’Emmanuele, dichiarando che Gesù è questo “segno” che Dio è con noi.
Per Matteo questo tema verrà ripreso anche alla fina del suo Vangelo quando il Risorto promette ai suoi: «Io sono con voi tutti i giorni …» E nella figura di Giuseppe indica a noi un modello di vera e attiva collaborazione con il disegno di Dio.
Meditare
v. 18: Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Abbiamo appena terminato con la genealogia (i primi 17 versetti), dove al versetto 16 si ricorda. “Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo”. Ora vengono messi in luce i fatti. Anzitutto Matteo non fa altro che mettere in primo piano la persona di Giuseppe e narrare gli avvenimenti secondo il modo di pensare di Giuseppe.
In questo versetto Maria viene già descritta come Madre. C’è un dono che Maria riceve dall’alto un dono da custodire e da vivere.
L’evangelista continua dicendo che Ella appare “incinta” prima di convivere con Giuseppe, il suo promesso sposo. Secondo la legge di Mosè questo errore meritava la pena di morte (Dt 22,20). Ma l’evangelista sottolinea per noi “incinta per opera dello Spirito Santo”. Qui si vuol sottolineare che Giuseppe non c’entra niente con la nascita di Gesù. La gravidanza di Maria avviene prima che lei conviva con Giuseppe, non per una deviazione umana, bensì per volontà divina. In Luca sappiamo come. Matteo, invece, scrive “si trovò incinta”. È la sorpresa più sconcertante e splendida che possa avere una creatura che arriva a concepire l’inconcepibile, il proprio Creatore.
Giuseppe accoglie il Figlio accogliendo Maria.
v. 19: Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Qui non abbiamo una descrizione dell’animo di Giuseppe, però abbiamo una definizione che lo stesso evangelista fa di Giuseppe: “giusto”. Egli è come l’orante del Salmo 119 che cerca Dio e ordina la propria vita secondo la sua volontà e con intima gioia la sua Legge. Nell’AT l’uomo giusto è colui che è accetto a Dio. E Giuseppe rientra in quell’ideale di uomo giusto. Forse ancora non coglie il mistero in profondità ma il suo cuore è grande e da uomo giusto, non obbedisce alle esigenze delle leggi della purezza. La sua giustizia è maggiore. Più tardi Gesù dirà: “Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 5,20).
La grandezza umana di Giuseppe: preferendo Maria alla propria discendenza, scegliendo l’amore invece della generazione, ci dice che è possibile amare senza possedere.
vv. 20-21: Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Giuseppe continua a pensare, agisce in base a ciò che ha dentro, e che nel sonno emerge in libertà: Giuseppe, l’uomo giusto ha i sogni stessi di Dio: la sua parola parla nel sonno delle altre parole. Entrare nel sogno di Dio fa scoprire di essere figli. È scoprire la dimensione più profonda della vita e degli eventi. Per Giuseppe c’è qualcosa di più, un appellativo solenne: “Giuseppe, figlio di Davide”. Risentiremo nuovamente questo titolo, ma soltanto a Gesù (cfr. Mt 1,1; 9,27; 20,30ss.). In Giuseppe accade il risveglio e le speranze della profezia di Natan a Davide si fanno realtà. L’erede delle promesse è chiamato dalla Parola ad accogliere il dono con decisione e libertà. Egli è chiamato da Dio con quella dolce parola «Non temere». Anche nella creazione ad Adamo fu rivolta questa parola, purtroppo la sua risposta è stata: «Ho avuto paura» (Gen 3,10). Giuseppe invece non ascolta la paura e diventa vero padre di Gesù. È l’inizio del nuovo cielo e della nuova terra, annunciati da Isaia (Is 65,17). Per lui vale davvero il primato dell’amore: accogliere Maria e il dono che lei porta; lasciare che la Parola risvegli nel profondo quel sogno segreto che è Dio stesso.
Notiamo che il figlio di Maria riceverà due nomi. In questo versetto leggiamo un nome comune: Gesù. Esso deriva dalla forma greca del nome ebraico Yeshua o Yeshu, che sono la forma abbreviata di Joshua. Il significato originale di Joshua probabilmente era «Jwhw aiuta». Ma il nome è stato poi legato alla radice ebraica che significa «salvare» (ys’) e iterpretato «Dio salva». È il nome di Dio, la sua realtà per chi lo invoca: «Chiunque invocherà il nome del Signore, sarà salvato» (At 2,21). In nessun altro nome c’è salvezza (At 4,12), perché è il nome dal quale ogni nome prende vita. Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati. Quest’espressione va interpretata alla luce degli insegnamenti contenuti nell’AT, nel quale troviamo tale espressione, “salverà il suo popolo”, con riferimento a Dio stesso. Infatti, nel libro del profeta Zaccaria leggiamo: “Il Signore loro Dio in quel giorno salverà come un gregge il suo popolo, come gemme di un diadema brilleranno sulla sua terra” (Zc 9,16). La frase di Matteo, inoltre, intende affermare che in questo Bambino che sta per nascere sarà presente Dio stesso.
vv. 22-23: Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. In questo versetto viene citato Is 7,14, dove al re è promesso un figlio, garanzia della fedeltà di Dio. È un segno che il re non osa chiedere e che Dio invece vuol dargli. I racconti evangelici (Mt 1,18-25; Lc 1,26-38) considerano la concezione verginale un’opera divina che supera ogni comprensione e ogni possibilità umana (Lc 1,34): “Quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”, dice l’angelo a Giuseppe riguardo a Maria, sua sposa (1,20).
Nella profezia di Isaia vi è contenuta anche una sfiducia in Dio. Il non fidarsi di Dio, come è, in questo caso, il comportamento di Acaz, è una storia antica, che puntualmente si ripete; ma, nonostante ciò, Dio, continua ad offrire la sua luce e la sua salvezza al singolo e all’intera umanità, in ogni tempo.
Il segno che viene dato vuole indicare che Dio è a fianco dell’uomo, così come possiamo capire dal secondo nome che viene dato al Bambino: Emmanuele, che significa Dio con noi. Nell’uscita dall’Egitto, nell’Esodo, Dio scende accanto al popolo oppresso e dice a Mosé: «Io sarò con te» (Es 3,12) e da quel momento in poi non abbandona più il suo popolo. Gesù è il «Dio – che – salva» perché è il «Dio – con – noi». E se Dio è con noi e per noi, chi sarà contro di noi (cfr. Rm 8,32ss)? «Con» significa relazione, intimità, unione, consolazione, gioia, sforzo. Lui è sempre con noi, in nostra compagnia (28,20).
v. 24: Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa. Il sonno di Giuseppe si trasforma. La Parola del Signore trasforma i dubbi e i sogni: è il segno di un risveglio, di una resurrezione.
La resurrezione nasce dopo una lunga prova. Giuseppe sembra imitare la sua sposa: scava nel pozzo del cuore per accogliere il Bambino. L’accoglienza del bambino è l’accoglienza della madre. Maria lascia la casa del sì detto a Dio e va nella casa del sì detto a un uomo. Maria è la donna del sì, ma il suo primo sì l’ha detto a Giuseppe, l’angelo la trova già promessa, già legata, già innamorata.
Giuseppe porta nella sua casa Maria. La casa è il luogo dove Dio si fa prossimo, si fa vicino, perché parla prima di tutto attraverso i volti delle persone che ci ha messo accanto, ci guarda prima di tutto con lo sguardo delle persone che vivono accanto a noi.
Il Vangelo nel pensiero dei Padri della Chiesa
L’evangelista Matteo descrive con brevi parole ma con piena verità la nascita del Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, che, eterno Figlio di Dio prima di tutti i secoli, apparve nel tempo come figlio dell’uomo, discendendo dalla generazione dei padri da Abramo fino a Giuseppe, sposo di Maria. E conveniva sotto ogni aspetto che Dio, volendo farsi uomo per amore degli uomini, non nascesse se non da una vergine; poiché non poteva avvenire che una vergine desse la vita ad altri che al Figlio di Dio. “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele”, che significa Dio con noi (Is 7,14). Il nome col quale il profeta chiama il Salvatore “Dio con noi”, sta a significare le due nature di Cristo nell’unica Persona del Figlio di Dio. Nato dal Padre prima del tempo, nella pienezza dei tempi è divenuto nel seno della Madre l’Emmanuele, cioè Dio con noi; si è degnato di assumere la nostra fragile natura nell’unità della sua Persona quando “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14), cioè incominciò ad essere in modo mirabile quel noi siamo, senza cessare di essere quello ch’egli era, assumendo la nostra natura in modo da non perdere la sua. Maria diede alla luce il suo Figlio primogenito, cioè il Figlio del suo seno; diede alla luce colui che prima della creazione era Dio nato da Dio, e nella sua umanità creata era al di sopra di ogni creatura. “E lo chiamò Gesù” (Mt 1,25). Gesù perciò è il nome del Figlio della Vergine, annunziato dall’angelo, a significare che egli avrebbe salvato il suo popolo dai suoi peccati. Colui che salva dai peccati salverà anche dal disordine derivante dai peccati nell’anima e nel corpo.
La parola Cristo indica dignità sacerdotale o regale. Nella Legge i sacerdoti e i re erano chiamati “cristi” da “crisma”, cioè unzione con l’olio sacro: erano un segno di colui che al suo apparire nel mondo come il vero Re e Pontefice, fu “consacrato con olio di letizia a preferenza dei suoi eguali” (Sal 44,8). Da questa unzione, cioè crisma, deriva la parola “Cristo”; e coloro che partecipano all’unzione di lui, cioè alla sua grazia spirituale, sono chiamati “cristiani”.
Il Signore nostro Gesù Cristo, che è il Salvatore, si degni di salvarci dai peccati, egli che è il Pontefice, ci riconcili con Dio Padre; ci doni l’eterno regno del Padre suo e, egli che è Re e vive e regna col Padre e lo Spirito Santo per i secoli eterni. Amen. (Dalle “Omelie” di San Beda il Venerabile, sacerdote)
Di fatto, Maria dette i natali senza il concorso di un uomo. Cosí come all`origine, Eva è nata da Adamo senza che vi sia stato incontro carnale, del pari è successo per Giuseppe e Maria, la Vergine sua sposa. Eva mise al mondo l`assassino Caino, Maria il Vivificatore. Quella mise al mondo colui che sparse il sangue di suo fratello (cf. Gen 4,1-16), questa colui il cui sangue fu sparso dai suoi fratelli. Quella vide colui che tremava e fuggiva a causa della maledizione della terra (cf. Gen 4,10-14); questa colui che, avendo assunto su di sé la maledizione, la inchiodò alla croce (cf. Col 2,14). Il concepimento della Vergine ci insegna che colui che, senza legame di carne, ha messo al mondo Adamo facendolo uscire dalla terra vergine, ha anche formato senza legame di carne il secondo Adamo nel seno della Vergine. Il primo Adamo era ritornato nel seno di sua madre da questo secondo Adamo, che non vi ritornò, colui che era sepolto nel seno di sua madre, ne fu tratto. Maria cercava di convincere Giuseppe che il suo concepimento era opera della Spirito, ma egli non le credette, perché era cosa insolita. Al vedere in lei, nonostante la sua gravidanza, un atteggiamento sereno, “egli, nella sua giustizia, non voleva denunciarla pubblicamente” (Mt 1,19); ma non per questo fu maggiormente disponibile ad accettarla, come marito, visto che pensava che si fosse unita ad un altro. Decise perciò «nella sua giustizia», di non prenderla, ma anche di non calunniarla. Cosí “un angelo gli apparve e gli disse: Giuseppe, figlio di David” (Mt 1,20). Cosa meravigliosa che lo chiami, anche lui, «figlio di David»!, ricordandogli il primo dei suoi antenati, David, al quale Dio aveva promesso che “dai frutti delle sue viscere” (Sal 132,11), avrebbe suscitato il Messia secondo la carne.
“Non temere di prendere Maria come tua sposa, perché ciò che è in lei è opera dello Spirito Santo” (Mt 1,20). E se tu dubiti del concepimento senza legami carnali della Vergine, ascolta le parole di Isaia: “Ecco, la vergine concepirà” (Is 7,14). E quelle di Daniele: “La pietra si staccò senza l`aiuto delle mani” (Dn 2,34). Non si tratta di quest`altra parola: “Guardate la montagna e i pozzi” (Is 51,1). Qui, in effetti, si tratta dell`uomo e della donna; là, invece, è detto: «Senza l`aiuto delle mani». Cosí come, per Eva, Adamo aveva ricoperto il ruolo di padre e di madre, del pari Maria per Nostro Signore. (Efrem, Diatessaron, 2, 2s.)
Alcune domande per la riflessione personale e il confronto
Quale rispetto di fronte al mistero di Dio? Anche noi riusciamo a intuire che Dio interviene nella nostra vita, nella nostra storia oppure vogliamo fuggire in segreto?
Ci fidiamo di Dio? Oppure rinnoviamo la storia antica?
Siamo convinti che siamo chiamati alla paternità (o maternità) di Dio?
Abbiamo sperimentato nella nostra vita (anche nella vita di coppia) come Dio scombina i nostri progetti?
Soffermiamoci a contemplare quell’itinerario silenzioso da Nazareth a Betlemme prendendo coscienza, per fede, che anche in noi, oggi, il Signore è l’Emmanuele: il Dio con noi. Rispondiamo col Sal 23: Del Signore è la terra e quanto contiene:
il mondo, con i suoi abitanti.
È lui che l’ha fondato sui mari
e sui fiumi l’ha stabilito.
Chi potrà salire il monte del Signore?
Chi potrà stare nel suo luogo santo?
Chi ha mani innocenti e cuore puro,
chi non si rivolge agli idoli.
Egli otterrà benedizione dal Signore,
giustizia da Dio sua salvezza.
Ecco la generazione che lo cerca,
che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.
Contemplare-agire
Giuseppe diventa padre nel momento che obbedisce, che si affida tutto alla parola di Dio. Anche noi siamo chiamati a questa paternità, a generare Gesù.